La scultura eroica nel canalone d’Arnas

Questa volta l’associazione Foresta di Sherwood, che da anni impreziosisce i sentieri balmesi realizzando sorprendenti sculture ricavandole da tronchi secchi, ha superato sé stessa. Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio infatti, gli appassionati e temerari intagliatori si sono accampati per alcuni giorni a pian Turale e lì vicino, in un’area scoscesa del canalone d’Arnàs, in un ambiente grandioso e selvaggio, ricco di una variegata flora spontanea, hanno scolpito i resti di un monumentale albero che era stato spezzato da una slavina nel 1972, il leggendario “Malàsou dìi Luiss”, il larice appartenuto a un ramo, per forza di cose, della famiglia dei Castagneri.

A Balme si parla da centinaia di anni di questo larice maestoso, che si porta dietro una storia talmente affascinante da essere stata tramandata tra generazioni di mercanti, escursionisti, montanari.

«Si tratta di un gigante immobile e misterioso – raccontano Andrea Gamba e Ivo Massardo, animatori dell’iniziativa e coadiuvati nell’impresa da Giuliana Fassini, Luca Carretta, Stefano Perri e Daniela Marchi, tutti membri dell’associazione e del gruppo TreeCarving Italia – che si era nascosto, ferito, tra le impervie rocce della val d’Ala. Noi della Foresta di Sherwood, in cerca sempre di nuove sfide, abbiamo deciso di cercarlo e di dargli una nuova vita, degna della sua lunga storia e della forza che gli ha permesso di sopravvivere per secoli a ogni intemperia, agli animali e alla vegetazione che è cresciuta incontrollata ai suoi piedi».

La scultura eroica

Così ai 2200 metri di una zona malagevole e dimenticata dai percorsi escursionistici, è nata questa scultura, per le sue caratteristiche definibile indubbiamente “eroica”: «A cinquant’anni da quel gelido inverno abbiamo creato un’opera, anzi due, che valorizzano il rapporto dell’uomo con la montagna ed in particolare il ruolo che assumeva questo monumento vegetale quale punto di riferimento per i viaggiatori che percorrevano su terreno innevato la difficile via del canale di d’Arnas per “scambiare” merce con la Savoia. Sul tronco verso valle è sorta così un’entità femminile e benevola dalle sembianze umane, la rappresentazione protettiva e amichevole della montagna.  Inizialmente – chiariscono gli artisti – doveva esserci anche la versione severa della natura, che da un lato dona e permette la vita, ma dall’altro va trattata con estremo rispetto altrimenti diventa pericolosa e mortale… Questa parte non si è potuta scolpire perché il tronco verso monte era ormai estremamente ammalorato. La lavorazione dell’albero più piccolo poco più a valle, rappresenta invece un viandante, o uno spallone, che guarda la prima scultura, essendo il grande larice usato appunto come riferimento nel tragitto “commerciale” del canale d’Arnas.

«La realizzazione di questa significativa e del tutto originale opera d’arte, concretizzata grazie al beneplacito dei proprietari del ripido terreno, – evidenziano gli scultori – rappresenta un’opportunità per tutti, dall’associazione che si è adoperata nell’intaglio e ha finanziato l’intero intervento, alla cittadinanza e tutti i frequentatori della valle. Da anni a Balme in accordo con il comune stiamo realizzando “il Museo nei Boschi”: questo sarà uno dei pezzi più importanti». (gc)

Tratto da Barmes news 61 (gennaio 2024)

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