La croce Perlo: cronaca di un complesso e impegnativo restauro

di Maria Giangoia

Il risultato delle ricerche fatte per ricostruire la storia di Giuseppe Perlo e della croce che gli fu dedicata, pubblicato sullo scorso numero di Barmes News, ha rivelato che questa croce è una vera rarità. Si tratta infatti di una croce liberty, raffinata e delicata, un’opera d’arte, collocata a 2050 metri di altitudine, esemplare unico di arte liberty ad alta quota. La croce è straordinaria anche per un altro motivo, rappresenta un primato per Balme, seppur triste: Giuseppe Perlo fu la prima vittima italiana della pratica sportiva dello sci. Inoltre quest’anno ricorre il centenario della morte di Perlo, avvenuta esattamente il 30 dicembre 1923. Tutti questi elementi mi hanno fatto immaginare quanto sarebbe stato bello poter restaurare la croce, restituendo al territorio Balme un’opera impareggiabile per storia, fattura, significato e collocazione. Inizialmente questa idea sembrava impossibile da concretizzare, tante erano le difficoltà logistiche e le indispensabili competenze e abilità specifiche necessarie per realizzare un progetto così ambizioso. Il primo passo è stato verificare la presenza di qualche parente della famiglia Perlo, che potesse essere interessato al restauro, ho fatto dunque approfondite ricerche per trovare eventuali discendenti. Giuseppe Perlo non si era sposato e non aveva avuto figli, così come la sorella gemella Antonietta. I suoi due fratelli Alessandro e Alberto si erano spostati ed avevano avuto figli, che purtroppo sono tutti morti senza eredi, l’ultimo nipote è mancato nel 1993. In mancanza di parenti, si dovevano fare altre ipotesi per poter mettere in atto il progetto.

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Giuseppe Perlo: la croce ritrovata

di Maria Giangoia

Per il periodo di feste tra la fine del 1923 e l’inizio del 1924, lo Ski Club Balme aveva organizzato un ricco programma: erano previste importanti gare di sci, di salto, di slitte e una gara di bobsleigh aggiunta all’ultimo momento.

Tra le altre, la gara cosiddetta di fondo, lunga 20 chilometri (oggi sarebbe una competizione scialpinistica) che aveva come percorso: Balme, Pian della Mussa, canale d’Arnas, colle Tovetto, colle Tovo, pian Gioè, Comba e arrivo ai Cornetti.

Questo notevole programma fu una grande attrattiva e moltissimi sciatori si recarono a Balme per partecipare alle gare. Tra gli altri vi era Giuseppe Perlo “socio della Sezione di Torino del Club Alpino e dell’Associazione nazionale alpini. Era un uomo robusto, sui 35 anni. Alto, secco, dal volto sbarbato, dall’aria energica, sembrava un tipo inglese. Aveva il tratto signorile e garbato, l’aspetto simpatico e si era ben presto affiatato con la numerosa comitiva di appassionati della montagna.”1

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Le valanghe 1885

Dalla GAZZETTA  PIEMONTESE   (LA STAMPA) 

28 gennaio  1885.  In Val di Lanzo. Balme.  Ci scrivono da questo paese della Val di Stura.

La terribile valanga che colpì il paesello di Balme cadde il giorno 18 del corrente mese. Su in alto della Ciamarella si vide un denso fumo avanzarsi, poi con un frastuono assordante e più rapido di quanto si possa dire una immane massa di neve piombò sul paese.  Per qualche tempo tutto rimase sepolto, quell’immenso lenzuolo parve avere soffocata, cancellata ogni parvenza di vita.

Solo alle 5 pomeridiane il sindaco di Balme, riuscito ad uscir fuori dalla casa, chiamò al soccorso, ed alle sue grida, tosto accorsero le guardie doganali vicine e vari robusti montanari dei dintorni. Ad essi si aggiunsero ancora alcuni balmesi che erano riusciti a sortir dalle loro case per la via dei comignoli. Si diede mano alle picche, alle pale, a qualunque arnese purchè fosse atto a sgombrar la neve, e si cominciò l’opera di salvataggio. Continua a leggere