La “cappella” della Grotta della Madonna di Lourdes nella chiesa parrocchiale

di Gianfranco Amprimo

Rileggendo i vecchi Bollettini Parrocchiali di Balme, troviamo la notizia (dicembre 1941):

 “IN CERCA DEL TESORO…

pare che siano proprio di quest’idea, quelle persone che da un mese ormai, scavano, minano, buttano nella Stura, terriccio e pietrame, lassù a Balme sotto la cascata, di fronte al vecchio mulino del Fratin! A quanto pare però il tesoro è ben nascosto e non sono ancora riusciti a trovarlo perché i lavori continuano!

Per essere precisi però, chi lavora e fa lavorare, non cerca affatto il tesoro; cerca invece il posto per collocarlo questo tesoro che sarà costituito da una magnifica Grotta di Lourdes, con relativa statua della Madonna e altare per la celebrazione della Messa.

Gli eredi di Martinengo Pietro (Riga) ne hanno generosamente e gratuitamente messo a disposizione il sito”.

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Ancora sulle cappelle di montagna

di Giorgio Inaudi

Le cappelle delle borgate, numerose quanto le stesse e non di rado di più, sono da sempre la croce e delizia di parroci e amministratori locali, cui compete in qualche modo la responsabilità di mantenerle in uno stato di decoro, senza che ne sia chiara la precisa proprietà, talvolta non rivendicata da alcuno, altre volte contesa anche aspramente nelle faide tra gli abitanti del luogo.

Anche le feste e le collette che vengono effettuate a favore delle cappelle (con le migliori intenzioni) sono spesso motivi di gelosie e di litigio per il possesso e la gestione dei relativi libretti di risparmio. Sempre con le migliori intenzioni.

Ma parroci, sindaci e borghigiani si diano pace: è sempre stato così, almeno dalle nostre parti. Continua a leggere

Così in terra – Storie di cimiteri e della cappella di San Rocco

di Gianni Castagneri

I vecchi documenti conservati nell’archivio storico comunale, consultati per la recente ristrutturazione della cappella cimiteriale, hanno gettato nuova luce su periodi storici nei quali la pressione demografica creava problemi non soltanto per il reperimento di risorse utili a sopravvivere, ma persino nella necessità di ampliare gli spazi, o trovarne di nuovi, dove seppellire i morti.

Balme raggiunse il picco storico a metà ottocento, quando si ritrovò per circa un ventennio una popolazione superiore ai cinquecento abitanti, comprensivi di quelli del comune di Chialambertetto che proprio in quei tempi valutava, e poi otteneva, l’accorpamento alla comunità balmese. A quel punto diventava insufficiente il piccolo cimitero vicino alla vecchia chiesa, poco dietro la nuova parrocchiale e così l’amministrazione proponeva un primo ampliamento, che veniva approvato con “Declaratoria dell’Eccell.mo Real Senato del 16 aprile 1836”. Le nuove superfici venivano ricavate aggrappando letteralmente i muri del terrapieno alla roccia affiorante, per non “sciupare” terreno altrimenti utile a ospitare campi e prati.

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