Parole e cose

Vanità

In balmese questa parola ha un significato completamente diverso da quello che ha in italiano. E del resto il pavone non rientra nella fauna balmese, né il pavoneggiarsi nelle abitudini dei balmesi, i quali anzi preferiscono riservare l’abito buono alle sole occasioni veramente importanti. In balmese la vanità è il senso di vuoto e la debolezza che può prendere, specialmente in alta montagna o al freddo e che, in circostanze estreme, può anche essere fatale. Si potrebbe tradurre con varie diagnosi, da un semplice “calo degli zuccheri” fino al più grave “collasso cardiocircolatorio”. Si tratta di un malessere che spesso coincide con il “mal di montagna”, proprio di coloro che non sono abituati alle altre quote oppure le affrontano senza un’alimentazione adeguata. A seconda delle epoche sono stati adottati rimedi assai diversi: oggi si somministra una compressa di coramina e glucosio (per non parlare di certi beveroni più inquietanti), mentre in passato si propinava senz’altro uno zuccherino abbondantemente inzuppato di cognac. A Balme comunque rimane in vigore una ricetta ancora più antica nel tempo, già ben collaudata quando Alessandro Martelli e Luigi Vaccarone, i pionieri dell’alpinismo italiano, partirono dal Camussot la vigilia di Natale 1874 per la prima ascensione invernale dell’Uja di Mondrone. Per colazione, prima di partire, bevvero « del vino caldo alla droga, giusta il proverbio “non ti mettere in cammino se la bocca non sa di vino”». Ed erano le cinque del mattino.

Sala, ramblé e salé

anche questa volta niente a che vedere con sala e salotti, si tratta invece di scale. La sàla (francese échelle) è la scala a pioli, di solito in legno, mentre lou ramblé è lo scalotto, cioè la rampa di pochi gradini (per esempio per accedere a un solaio, forse da collegarsi con l’it. rampa). Lou salé, infine, è la scalinata di pietra (in francese escalier).

Tratto da Barmes News n. 27 (gennaio 2007)

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